Comuni del Golfo Dianese
Luglio 05, 2020
Finalmente Cervo si rianima. Dopo mesi di silenzio, i suoi vicoli tornano ad ospitare visitatori e curiosi in cerca di conforto in uno dei borghi più belli d’Italia. Ma Cervo non ha solo la piazza dei Corallini da cui godere di tramonti scenografici. Recentemente, infatti, ha riaperto anche il Polo Museale Castello di Clavesana, con una nuova gestione curata dalla Proloco Progetto Cervo. In questo articolo vi invitiamo a seguirci nel nostro viaggio nel tempo.
Arrivando al borgo dalle mura settentrionali e superando la porta d’ingresso che conduce in piazza Santa Caterina, troviamo sulla sinistra l’antico Castello dei Clavesana. Questo edificio, che fu abitazione della potente famiglia dei marchesi Clavesana a partire dal XIII secolo, aveva lo scopo di difendere Cervo dalle numerose incursioni saracene dell’epoca. Per costruire il castello, si decise di inglobare una torre più antica, probabilmente di origine bizantina. Visse diverse vite: trasformato in Oratorio dedicato a Santa Caterina d’Alessandria, venne poi adibito a Ospedale.
Oggi, la sua figura imponente è appena ingentilita dalla presenza di piante che oggi ornano la facciata. La pietra grigia del castello domina sulla piazzetta, dove si affaccia in un immaginario abbraccio sui tavolini dei locali e dei bar aperti fino a tardi.
Pochi gradini e si accede al museo. Strutturata su due livelli, subito al primo piano la costruzione ospita una sala riunioni in cui è allestita la mostra, curata da Nanda De Marchi (vicepresidente dell’Associazione Arcadia di Diano Marina) “Donne di Liguria – Un secolo di storia 1850/1950”. All’interno di vetrine che corrono lungo tutto l’ambiente sono allestite scene di vita in miniatura. Qui abitano circa 200 bambole vestite in abiti tradizionali liguri. Come piccole donne del passato, raffigurano modelli e status sociali ben definiti e ormai scomparsi.
La mostra è interessante non solo per comprendere il lungo cammino che le donne hanno percorso durante un secolo di storia, attraverso l’evoluzione degli abiti e delle abitudini, ma anche perché ci dà modo di conoscere dettagli quasi sconosciuti. Scopriamo, ad esempio, che la vita della donna in Liguria, soprattutto nell’ambito contadino, era condotta in gran parte all’aperto. Era un’esistenza segnata dalla fatica, ma caratterizzata anche da una forte socialità. Sembra infatti di vederle, le donne liguri di un secolo fa, scambiarsi consigli, informazioni e perché no, scherzare fra loro nei momenti più allegri.
In questa vita non mancava di certo lo spazio per la bellezza, dove gli abiti erano confezionati a casa dopo lunghe ore di lavoro al fuso e al telaio. Le più fortunate e alla moda poi, potevano indossare meravigliosi scialli come il “mesero”, il tradizionale copricapo stampato a mano con motivi ornamentali desunti dall’Oriente. Col tempo al mesero si sostituirono i cappelli, i foulard, fino ad arrivare, negli anni ’50, a una maggiore libertà di costumi, in cui le donne iniziarono a mostrare i capelli sciolti e a scoprire i loro corpi in spiaggia.
Dopo una pausa obbligata alla terrazza panoramica, da cui si gode di una bella vista sul borgo e sul mare, il percorso procede scendendo al piano terra, dove si trova il vero e proprio museo etnografico. Questa parte dell’allestimento è forse quella più coinvolgente dal punto di vista emotivo.
Da subito si apre uno scenario sulla vita ottocentesca. Le stanze sono gremite di oggetti, a dimostrazione di quanto fossero piene le giornate all’epoca. C’è spazio per ogni aspetto della vita laboriosa dei nostri avi: attrezzi contadini e artigiani, ma anche giocattoli, spartiti, libri e quaderni di studio, destinati più facilmente ai bambini delle famiglie borghesi.
Curiosando per le diverse sale troviamo ancora abiti, monili e arredi disposti come in un allestimento teatrale. Immersi in una simile scenografia, sembra quasi che tutto debba riprendere vita da un momento all’altro. Si può quasi sentire il ciabattino di cartapesta cucire le suole delle scarpe dei suoi clienti, il pianto della bambola che abita la culla di legno, o una donna distinta reclamare il suo ritratto.
Il Polo Museale vi aspetta tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00. Il costo del biglietto è di 3,00 €.
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