Scoprire la Riviera
Febbraio 20, 2021
È passata qualche settimana dal nostro ultimo viaggio lungo la Valle Argentina. Dopo esserci dedicati alla coltivazione dei nostri prodotti agricoli, è venuto il momento di visitare gli ultimi borghi rimasti: Triora, Cetta, Verdeggia e Realdo.
Il freddo quasi non ci pesa, anzi. Sfruttiamo anche il più piccolo spiraglio di luce per scaldare la nostra voglia di scoprire il territorio!
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Riprendiamo dunque il tragitto ripartendo da Molini di Triora. Subito sulla destra, appena usciti dal paese, troviamo un luogo incantato, che prende il nome di Laghetto di Noci. Durante l’estate i turisti e gli abitanti della zona trovano sollievo dall’afa facendo il bagno nelle acque fresche di questo bacino artificiale. Il suo nome si deve al fatto che tutto intorno si stagliano robusti alberi di noce e, nel complesso, la natura qui è rigogliosa, offrendo ombra e riparo dalla calura estiva. Ci sarà tempo per goderne anche d’estate ma, per ora, proseguiamo lungo la statale che, dopo circa venti minuti, ci condurrà verso Triora, ovvero il centro più importante della Valle Argentina.
Triora è nota ai turisti (e non solo!) per il suo gustoso pane artigianale e il processo alle streghe tenutosi nel 1587. Si tratta di un borgo misterioso e affascinante, che vale la pena di conoscere in maniera approfondita. Si trova in una posizione strategica, nel punto in cui, ai piedi del Monte Saccarello, si incontravano diversi sentieri legati alla transumanza. La ricchezza di Triora è testimoniata dall’evidenza monumentale e artistica del paese – riconosciuto come uno dei più bei borghi d’Italia – con fortezze, castelli, chiese, oratori e un interessante museo etnografico dove è possibile conoscere i dettagli sulla vita contadina e sul famoso processo alle streghe a cui abbiamo già accennato.
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Usciti da Triora proseguiamo verso la frazione di Loreto, che raggiungiamo dopo circa cinque minuti di macchina. Questo piccolo agglomerato di case affacciate su una gola è caratterizzato dalla presenza di un ponte, tra i più alti d’Europa, dove fino a non tanto tempo fa si praticava il bungee jumping. Non distante si trova anche il santuario di Loreto, o delle Saline, con l’architrave scolpito in cui si riconosce lo scudo araldico dei committenti, la nobile famiglia Gastaldi. Il porticato veniva utilizzato anticamente come deposito per il sale, che fungeva da preziosa merce di scambio con i piemontesi.
Attraversato il ponte arriviamo alle case sparse di Cetta. Anche questa è una frazione molto piccola ma graziosa, la cui particolarità è di trovarsi a mezza collina, con vista sul Carmo Langan. Come spesso accade nell’entroterra ligure, anche qui gruppi di case sparse formano micro-quartieri o borgate, ciascuna col proprio nome di cui non è sempre facile conoscere le origini.
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Lasciamo Cetta e attraversiamo ancora una volta il ponte di Loreto. Verso sinistra troviamo una strada che sale verso l’alta Valle Argentina, dove incontriamo le frazioni di Bregalla – dal curioso toponimo che richiama il belato della pecora – e Creppo, anch’esso un antico borgo abitato da pastori fin da tempi remoti.
A un certo punto ci troviamo davanti a una curva sulla strada provinciale 81, dove possiamo scegliere se proseguire verso Verdeggia a destra, o andare a sinistra verso Realdo. Decidiamo di raggiungere prima Verdeggia, un paesino che riposa sotto il Monte Saccarello.
Anche questo borgo si trovava anticamente al centro di una serie di itinerari della transumanza, e l’antico forno comune ci racconta di un’economia contadina condivisa, necessaria e sorprendente allo stesso tempo.
Da Verdeggia scendiamo dunque verso l’incrocio già visto in precedenza e prendiamo la strada per Realdo, un paese estremamente affascinante per la sua collocazione su una parete calcarea molto ripida. La particolarità di Realdo, rispetto agli altri borghi abbarbicati sui greppi, è che per poterlo visitare, anziché salire, non c’è altra soluzione che scendere.
In poche parole, si arriva alla piazza principale dalla strada che prosegue verso Borniga e che conduce poi alla Francia, mentre il paese si raggiunge scendendo per alcune vie molto strette. Insieme a Verdeggia e Borniga questi luoghi erano abitati dalle genti brigasche della Val Roia, che qui possedevano terreni da pascolo. Per questo motivo ancora resiste il particolare dialetto di origine occitana, così come le abitazioni in legno, tipiche del versante settentrionale alpino.
Dopo aver girato per Realdo proseguiamo lungo la strada provinciale. Dopo circa venti minuti in macchina raggiungiamo la frazione di Borniga, un piccolo gruppo di case sparse dal tipico assetto di montagna.
Durante l’inverno qui non si vedono tante persone, mentre le vie si animano durante la stagione calda, per via della presenza di seconde case. Borniga si trova proprio sotto il Monte Gerbonte e la Colla di Sanson, ovvero nell’area che costituisce il confine naturale tra la Liguria e la Francia. Qui, inoltre, passa il percorso dell’Alta Via dei Monti Liguri, che da Ventimiglia si collega a Sarzana, toccando il tracciato da Colla di Sanson al Redentore, ovvero la parte subito sopra Verdeggia.
Non distante da Borniga si trova Craviti, un altro insieme di case sparse, situato a oltre 1300 metri sul livello del mare. Questo piccolo centro, all’apparenza duro e inospitale, ha conosciuto una certa notorietà per la vicenda di Michel Puglisi, un francese di origine corsa che dopo la pensione ha deciso di cambiare vita trasferendosi proprio in quest’area.
Quello che da tempo era ormai un luogo abbandonato, si è rivelato per Puglisi un paradiso di pace, in cui immergersi nel silenzio, per scoprire la natura e sé stesso.
Una scelta forse difficile per la maggior parte delle persone, ma che comprendiamo senza fatica. Una volta scoperto il fascino dell’entroterra ligure, infatti, non si può che restarne stregati per sempre!
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