Comuni del Golfo Dianese
Marzo 29, 2020
A pochi chilometri dal nostro Agriturismo trovate Villa Faraldi, un borgo votato all'arte, dove ad ogni caruggio si respira poesia e bellezza. Agli angoli delle sue vie, infatti, si trovano incise sull'ardesia le parole che poeti e scrittori illustri hanno dedicato all'olivo. Non è un caso che sia conosciuta come “la piccola Atene fra gli ulivi”, dal momento che l'artista norvegese Fritz Røed decise di trascorrere qui la sua esistenza, e di realizzare in cima al villaggio il proprio atelier.
Negli anni Villa Faraldi è emersa dalla Val Steria come riferimento culturale non solo in Liguria ma in tutta Italia, grazie al suo noto Festival. Non male per un paesino di poco più di quattrocento abitanti.
L'origine del suo nome è quasi sicuramente germanico-longobarda. Il termine “fara” indicherebbe una famiglia, o una tribù riunita in un villaggio; “wala”, invece, sembrerebbe definire un bosco delimitato da una proprietà. Questo ci spinge a interpretare l'origine di Faraldi come un villaggio inserito in un bosco, e comandato da un gruppo famigliare.
Tuttavia Villa Faraldi ha una storia ben più antica. In età preromana, infatti, il suo territorio fu popolato da villaggi fortificati, i cosiddetti “castellari”. Successivamente questa zona venne abitata da Liguri Ingauni, i quali ebbero rapporti commerciali con i Cartaginesi, finché, come sappiamo, questi ultimi non vennero sconfitti dai Romani.
La prova dell'esistenza di un villaggio abitato in epoca romana la dobbiamo al ritrovamento di una lapide, oggi conservata nella Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo. Si tratta della più antica iscrizione romana trovata in Liguria, in cui si legge la dedica di una madre verso il proprio figlio scomparso.
Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, il territorio di Villa Faraldi venne sconvolto dalle ripetute razzie ad opera di popolazioni barbariche. Queste si attenuarono quando la zona cadde sotto l'influenza bizantina, grazie alla quale vi fu una ripresa economica e sociale.
Dopo un breve dominio longobardo si passò a quello carolingio (773). In questo periodo si rafforzò il sistema feudale che portò ben presto il territorio di Villa Faraldi sotto il controllo del marchesato di Clavesana.
Abbiamo già visto nei precedenti articoli su Cervo, Diano Marina e Diano Castello le vicissitudini dei Clavesana. Sappiamo infatti che le loro proprietà finirono ben presto (XIV secolo) sotto il controllo della Repubblica di Genova. Anche Villa Faraldi entrò dunque a far parte della Communitas Diani, sempre sotto il dominio della Superba e, una volta che anche questa perse il suo potere, subì le sorti della Repubblica Ligure. Con l'annessione al Regno di Sardegna (1815) e al Regno d'Italia (1861), Villa Faraldi assunse l'aspetto del piccolo comune che ancora oggi conosciamo.
Il paesino di Villa Faraldi conserva tutto il fascino di un borgo antico. I suoi tipici caruggi intrecciano il tessuto urbano e ne caratterizzano l'aspetto, così come avviene in gran parte dei villaggi liguri. Eppure qui, forse più che in altri luoghi, si gode di una bellezza unica. Non è solo il paesaggio e i prodotti agricoli del territorio (basti pensare all'eccellenza dell'olio di oliva) a parlare di Villa Faraldi. É piuttosto l'arte a rappresentare il filo rosso per comprenderne la particolarità.
A partire dalle testimonianze più antiche – come la lapide romana all'interno della Chiesa di San Lorenzo – fino all'edificio stesso nel suo complesso: tutto qui ci trasmette bellezza.
Passeggiando per le vie del paese, è impossibile ignorare l'eleganza di questo piccolo gioiello architettonico. Il suo aspetto attuale deriva da rifacimenti successivi, avvenuti nel corso del XVI e XVII secolo. Questi hanno interessato le decorazioni interne, la sistemazione della zona presbiteriale e la realizzazione di cappelle laterali. Nell'Ottocento, invece, si pensò di ricostruire per intero la facciata.
Vale la pena anche fare un salto nelle frazioni vicine. A Riva, ad esempio, si può ammirare un ponte medievale, mentre a Tovo e Deglio si trovano alcuni splendidi polittici quattrocenteschi.
Leggi anche - Le frazioni di Villa Faraldi
L'artista norvegese si trasferì a Villa Faraldi nel 1983. Qui ben presto diede vita al Festival che tanto portò al territorio, in termini di vivacità culturale. Nonostante la sua interruzione dovuta a difficoltà economiche, negli ultimi anni si è riusciti a farlo ripartire, grazie all'iniziativa dei vari enti coinvolti. Alla sua scomparsa avvenuta nel 2002, Fritz Røed lasciò in eredità al comune il suo laboratorio artistico, sede oggi di un centro culturale.
Non è difficile trovare le tracce di Røed. Al Ristorante Bellavista, ad esempio, potete ammirare ben 14 opere. Qui infatti l'artista cenava abitualmente insieme alla moglie e agli amici. Di fianco alla Chiesa di San Lorenzo, invece, ci si imbatte inevitabilmente nelle sculture a grandezza naturale di due giovani fanciulli. Infine non perdetevi una gita a Tovetto, dove troverete un bel portone in bronzo realizzato dallo scultore per la cappella di San Sebastiano.
Røed si trasferì in Italia attratto dalla sua storia e arte. Sappiamo che ammirava gli scultori Giacomo Manzù e Marino Marini, ma fu la natura del territorio ligure a rapirlo.
Queste le parole che l'artista scrisse in un suo catalogo: “i miei amici coltivatori di olive vestono all'avvicinarsi dell'inverno la madre terra come se fosse una donzella invitata al suo primo ballo”.
Tra arte e oliveti, Villa Faraldi si conferma una delle mete più affascinanti all'interno del Golfo Dianese.
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