Scoprire la Riviera
Dicembre 06, 2020
In Liguria c’è aria di neve anche a bassa quota, eppure non ci dispiace lasciare i nostri appartamenti a Diano Marina per esplorare il nostro territorio. Questa volta decidiamo di non allontanarci troppo, riprendendo il nostro percorso per la Val Prino, iniziando da Prelà e le sue frazioni, fino a Villatalla.
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Torniamo sulla strada provinciale 39 che collega Dolcedo con la parte media e alta della Val Prino, giusto qualche chilometro prima di incontrare l’incrocio per Prelà. Da una parte, sulla destra, si prosegue dritti verso Vasia, dall’altra, a sinistra, si giunge a Molini di Prelà, sede del Municipio.
Prelà è un comune sparso con pochissimi abitanti, uno dei più caratteristici borghi di questa zona. La valle fu a lungo feudo dei marchesi di Clavesana, passò poi alla Repubblica di Genova, agli Angioini – signori di Provenza – e ai conti di Ventimiglia. Ma prima ancora, questo luogo fu di pertinenza dei monaci benedettini di San Colombano (VII-VIII secolo), i quali, comunicando coi monaci dell’abbazia di San Martino dell’isola di Gallinara (Albenga) introdussero nella val Prino la coltivazione della cultivar taggiasca. Inoltre, agevolarono lo sviluppo di abitati lungo la valle, dove sorsero i numerosi mulini ad acqua e i frantoi della zona.
Nel XIII secolo Prelà fu suddivisa in due circoscrizioni: la superiore, con sede nel Castello di Prelà, ora compreso nel comune di Vasia, e quella inferiore, a Costiolo. Durante il XIV-XV secolo questo territorio vide un consolidamento dell’attività agricola, specialmente dell’olivicoltura. Lo sviluppo economico, insieme al mecenatismo della nobile famiglia dei Lascaris, determinò la fioritura artistica della valle. Maestri d’opera, artisti e architetti locali, ma anche piemontesi e lombardi, confluirono in questa parte della Val Prino per produrre alcuni degli edifici storici che ancora ammiriamo. Piccoli artigiani della pietra che diedero vita a una scuola locale, una bottega che attraversò i secoli, tramandando ai propri figli un sapere capace di adattarsi alle nuove necessità stilistiche rinascimentali e barocche.
Giunti alla frazione principale non possiamo che incantarci davanti alla vista del ponte medievale in pietra, con le sue due arcate che la collegano alla borgata di Stonzo, ormai disabitata, e alle mulattiere che conducevano verso il crinale. Come suggerisce il nome, Molini nacque e si sviluppò grazie alla conformazione della valle, che favoriva la creazione di mulini e di diverse attività commerciali e artigianali.
Qui troviamo la chiesa di San Giovanni del Groppo, edificata probabilmente nel XV secolo. Il termine “groppo” (grande masso) è tratto dal dialetto ligure, e fa probabilmente riferimento alla collocazione dell’edificio su una sporgenza rocciosa. Il portico antistante la facciata, aggiunto in età rinascimentale, è sorretto da due bellissimi pilastri in pietra. Questi furono realizzati dagli scultori Pietro e Bartolomeo Varenzi da Cenova, che li decorarono con maestria, ricavando a rilievo i motivi naturalistici e a cordoni che osserviamo in superficie. Sulla volta a crociera e sulla lunetta, invece, si ammirano gli affreschi cinquecenteschi raffiguranti la Decollazione di San Giovanni Battista, realizzati da Giovanni Cambiaso, pittore genovese attivo nel Ponente Ligure e padre del più noto Luca Cambiaso.
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Lasciato Molini di Prelà saliamo sulla strada provinciale e attraversiamo Costiolo, una graziosa borgata in cui è possibile ammirare la chiesa di San Bernardo col suo bel sagrato. Saliamo ancora fino a raggiungere un incrocio con la strada che conduce alla parte più alta della valle. Noi però giriamo verso Valloria, un’altra delle frazioni di Prelà.
Questo piccolo paesino circondato dagli ulivi è noto per le numerose iniziative culturali. Tra queste, ricordiamo quella promossa dall’associazione Amici di Valloria che ha promosso la riqualificazione del centro abitato, affidando ad artisti contemporanei la ridipintura delle porte delle abitazioni private.
Dopo aver trascorso un po' di tempo a curiosare tra i caruggi di Valloria scendiamo verso Tavole, una frazione a sua volta composta da numerose borgate, i cui nomi sono legati all’insediamento di nuclei familiari (Novelli, Oreggi, Revelli, Chiapparo).
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Non possiamo non visitare la chiesa parrocchiale dedicata all’Annunciazione, realizzata in stile barocco da Filippo Marvaldi, ma con elementi decorativi e la struttura del campanile appartenenti al precedente impianto tardomedievale. Nella piazza davanti alla chiesa si distende il luogo in cui da tempi remoti si gioca la tradizionale pallapugno (balun au pugnu in ligure).
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Da Tavole proseguiamo verso la strada che conduce all’alta Val Prino e arriviamo a Villatalla, l’ultimo paese di questo percorso. Visitiamo la parrocchiale di San Michele, costruita sui resti di una precedente struttura del XV secolo, di cui conserva ancora l’architrave scolpito, murato sopra l’ingresso principale. Immersa in un castagneto, non distante troviamo invece la cappella della Madonna della Neve, risalente al XVI secolo, anch’essa suggestiva per la presenza di architravi decorati dello stesso periodo.
La seconda parte del nostro percorso si conclude qui. Nel prossimo articolo continueremo il viaggio attraverso la Val Prino, da Pantasina a Vasia.
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