Comuni del Golfo Dianese
Ottobre 21, 2020
Negli ultimi tempi vi abbiamo proposto diversi itinerari alla scoperta dell’entroterra del Golfo Dianese, cercando di portarvi con noi alla scoperta di paesaggi insoliti. Vogliamo continuare su questa strada e anche oggi, dunque, vi presentiamo un piccolo viaggio nel territorio del comune di Diano San Pietro e delle sue frazioni.
Sebbene lontano dalle mete turistiche più battute, vi consigliamo vivamente una visita a questo borgo, soprattutto nella stagione autunnale, quando le campagne si animano e gli ulivi si preparano a donarci i loro primi frutti maturi.
Come il nome ci suggerisce, anche il comune di Diano San Pietro è coinvolto nella storia che riguarda il Lucus Bormani, l’antica mansio romana creata nell’area in cui un tempo sorgeva un bosco sacro. Non è distante, infatti, dal nostro agriturismo a Diano Marina: appena cinque chilometri.
Abitato già intorno all’anno Mille, il piccolo villaggio di Diano San Pietro si sviluppò inizialmente intorno all’antica chiesa di San Pietro. Si trattava, allora, di una pieve matrice, ovvero una chiesa rurale con annesso battistero. In seguito, nella parte superiore della valle nacquero anche le altre borgate, in cui si sviluppò maggiormente l’agricoltura.
Il paesino è davvero piccolo e tranquillo. Il silenzio generale è appena interrotto dallo scroscio del torrente e dalle voci di alcune persone che si fermano a chiacchierare. Sembra un mondo incantato, dove non ci sorprende vedere alcuni gatti che bazzicano placidamente nel sagrato della chiesa.
Di questa non possiamo che ammirare la facciata maestosa in stile barocco voluta da Filippo Marvaldi, architetto che abbiamo già incontrato a Cervo, con la sua bellissima chiesa dei Corallini. Vale però la pena ricordare che l’impianto più antico risale al V secolo, come ci attestano le tracce del battistero. Al XII secolo, invece, sono databili alcune parti del campanile in stile romanico-provenzale, ed elementi reimpiegati per la costruzione del tetto.
Facciamo un breve giro per i caruggi e poi proseguiamo il nostro percorso alla scoperta del territorio di Diano San Pietro, verso le sue frazioni.
La prima borgata che incontriamo è Moltedo. La raggiungiamo dopo aver attraversato stretti tornanti su cui dominano le chiome verdi degli ulivi. Giunti al primo insieme di case, affacciata su un piccolo cortile notiamo la chiesa di San Pantaleone. Risalente al XVII secolo, l’edificio si lascia ammirare per la sua semplicità, in cui spicca un rilievo in stucco raffigurante il santo.
Proseguiamo dritti per la nostra strada, lungo la provinciale 36, e incontriamo la frazione di Diano Borganzo. Prima di raggiungere il centro, in località Lombardi, ci colpisce una chiesetta abbandonata, che scopriamo essere l’Oratorio della SS Trinità. La chiesa è davvero semplice, a navata unica e con un piccolo campanile a vela. È quasi completamente immersa nella vegetazione, e si trova a pochi passi da un giardino privato, dove un albero di limoni le si affianca gentilmente.
Nel centro abitato di Diano Broganzo non possiamo che rendere omaggio alla bella parrocchiale dedicata alla Natività di Maria Santissima, il cui aspetto attuale si deve ad Angelo e Francesco Ardissone, i quali vi lavorarono nella seconda metà del XIX secolo. Al suo interno, al centro dell’abside sopra il coro, si conserva un polittico di Antonio Brea, datato 1518.
Poco fuori l’abitato, invece, incontriamo l’oratorio di San Giovanni Battista, una cappella privata della storica famiglia Ardissone. Dalla curiosa facciata riccamente decorata, presenta una serie di colonne, stucchi e grandi statue in cima. Ai lati, invece, i resti di una costruzione più antica e una casa che le si addossa, in cattive condizioni.
Dopo Diano Borganzo ci dirigiamo verso un’altra frazione, Camporotondo (o Camporondo), che raggiungiamo salendo su una strada ripidissima. Una volta arrivati, lasciamo la macchina in un parcheggio per procedere a piedi. C’è da camminare in salita, ma ne vale davvero la pena. Tutto è tranquillo, e dai cortili delle case si affacciano solo un vecchio beagle e un gattino affettuoso a darci il benvenuto.
Il resto è silenzio e pace, che ci avvolgono nel sagrato della chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio. Sulla sinistra notiamo un ordigno della Seconda guerra mondiale, una bomba messa in sicurezza e che si è scelto di esporre, forse come monito sugli effetti dei conflitti sulla popolazione civile. Un giro per i vicoli ci consente poi di incontrare alcuni forni domestici, che sbucano dai muri come pance di pietra.
Infine, riprendiamo la macchina per recarci nella frazione di Roncagli, dove, al confine con Diano Arentino, troviamo il ponte medievale della Madonnetta. Ma è forse il centro storico coi suoi caruggi che ci ha incantato maggiormente. Profumi di preparativi in cucina e qualche micio che passeggia per i vicoli, ci traportano subito in una dimensione familiare. Tra i muri numerose pietre dipinte ci accompagnano fino in cima con alcuni proverbi liguri.
Ad attenderci troviamo la chiesa parrocchiale di Santa Lucia che ci annuncia la fine del nostro percorso.
Un viaggio tra il passato delle bellezze architettoniche e artistiche del nostro territorio, inserite in un presente pacifico, fatto di cose semplici, che non smetteremo mai di custodire come un dono prezioso.
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